Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857)
poi: L'omo serio. E cosí lui a sempre delle belle cose: - (lui, otto i portici di Po, vuol dir lei Io. Cioé... fo quel che posso... lavoro. L'omo
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857)
quale ancora parlava, ed il magistrato venne all'interrogazione importante: - Chi è stato che t'ha menato? Andrea non rispose. L'altro se gli accosta
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857)
molte volte è puerile, e quindi mansueta, molte altre è feroce e senza misericordia. L'orgoglio si soddisfa di se stesso, è indipendente, e non mendica
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857)
. L'individuo, alla peggio fosse pure un balordo, è bene di sapere come son fatti anche i balordi, e come si prendono. Quante volte s'ha bisogno di una
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857)
avanti, avanti sempre, che l'arrestarsi non è dato a nessuno! Persino nell'espressione del dolore v'è identità fra i due casi. L'andar della carovana pel
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857)
. Si suole, o si soleva dire: L'esprit a tué la France. ogliamo credere che gran parte d'Italia sia morta dell'istessa malattia? Però questa
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857)
. L'inesorabile sor Checco non diede vacanza un giorno a questo piacevole scherzo. Undici mesi passai a Marino; undici mesi durò né piú né meno. Io però